Manifestazione sì, ma di ottusità

La cosa strana è che non sia successo prima. È di questi giorni la notizia che poche centinaia di attivisti ambientalisti hanno inscenato una manifestazione sotto l’ambasciata italiana di Santiago, per protestare contro la costruzione delle cinque dighe previste dal progetto HidroAysén.

Come ben sappiamo, attualmente tale progetto è stato bloccato dalla Corte d’Appello di Port Montt. A prescindere da come andrà a finire, questo atteggiamento dei cosiddetti ecologisti desta più di una perplessità. C’è da chiedersi, infatti, quale sia la soluzione che auspicano per garantire il futuro energetico in primis del proprio paese e in secundis del pianeta terra.

Ricordiamo che gli stessi signori hanno bloccato nel 2007 la costruzione di un impianto geotermico e poi, nel febbraio di quest’anno, quella di un parco eolico da 112 MW.

Cercando di riassumere le loro posizioni, possiamo dire il nucleare non va bene, il carbone nemmeno, il gas è troppo caro, e adesso anche l’idroelettrico sembra essere un problema in quanto deturperebbe il paesaggio in modo inaccettabile. Lo stesso dicasi per l’eolico. E dunque, come credono di poter sostenere la produzione energetica?

Da parte nostra, ci limitiamo a far presente che qualunque interazione dell’uomo con l’ambiente causa certamente dei cambiamenti, che tuttavia non sono sinonimo di danni.

E che, nel caso specifico del Cile, non esistono alternative possibili al mix energetico.

Ma di questo, evidentemente, ai contestatori poco importa. Per loro, l’importante è dire di no a qualunque progresso. Tanto che, al loro confronto, anche il leggendario “mister niet” Andrei Gromiko appare come un interlocutore più che ragionevole.

 

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