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Londra, 12 milioni di sterline per l’efficienza energetica

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Un investimento di 12 sterline (pari a oltre 15 milioni di euro) con l’obiettivo di ampliare il programma di efficientamento degli edifici pubblici e privati. È quello annunciato dal sindaco di Londra Boris Johnson, che si propone di abbattere le emissioni nocive, risparmiare una cifra notevole in energia creando al tempo stesso nuovi posti di lavoro.

 

I fondi reperiti dall’amministrazione londinese rappresentano un ulteriore passo avanti in un settore che dal 2008 ha già portato alla modernizzazione di oltre 400mila abitazioni private e 350 edifici pubblici.

 

Gli interventi effettuati spaziano dall’illuminazione a led ai boiler di ultima generazione, fino all’isolamento termico e al miglioramento della rete elettrica e riscaldamenti, evitando l’emissione di decine di migliaia di tonnellate di carbonio.

 

Tanto per rendere un’idea, è come se dalle strade cittadine fossero state eliminate circa 50mila automobili.

«Dobbiamo fare tutto il possibile per ridurre le emissioni di CO2, sfruttare al meglio le nostre risorse e creare approvvigionamenti di energia elettrica e calore più sicuri, efficienti e sostenibili. L’efficientamento energetico dei vecchi edifici gioca un ruolo di primo piano in questa strategia, ed è fondamentale per generare risparmi sulle bollette» ha dichiarato il sindaco Johnson.

 

I 12 milioni messi a budget sono solo l’ultimo passo del progetto di riqualificazione delle strutture che mira ad attivare un volano finanziario da 250 milioni nella capitale, creando 900 nuovi posti di lavoro con un risparmio di 16 mila tonnellate annue di CO2, tante quante ne servivano per scaldare 1500 case con i vecchi metodi.

 

 

[foto da tuttogreen.it]

Aumentano le emissioni? Porca vacca!

30135898_gas-serra-il-74-delle-emissioni-mondiali-causato-dai-bovini-0Sapete che il bestiame è responsabile di circa il 10% delle emissioni ad effetto serra? E che il 74% di questo è causato dai bovini?

Questo il risultato dello studio condotto dal dottor Dario Caro e dal professor Simone Bastianoni del gruppo di Ecodinamica dell’Università di Siena, in collaborazione con i professori Ken Caldeira (Stanford University) e Steven Davis (Università della California).

 

I quali hanno stimato la quantità di emissioni dovute a 11 tipi di bestiame, relative a 237 nazioni e rilasciate nell’ultima metà del secolo trovando che globalmente dal 1961 al 2010, tali emissioni sono aumentate del 51%.

 

Per quanto riguarda l’elevata percentuale attribuibile ai bovini, questa è dovuta non solo alla quantità di mucche da late che popolano il pianeta, ma anche dalla grande quantità di metano e protossido di azoto emessi dai bovini da carne rispetto agli altri animali.

“In sostanza, possiamo dire che mangiare tanta carne contribuisce al cambiamento climatico – dice il professor Bastianoni -. Da un punto di vista ambientale, sarebbe meglio che la popolazione umana seguisse di più l’esempio della dieta mediterranea, ricca di carboidrati e verdura, limitando l’uso della carne. Un miglioramento si avrebbe comunque anche dal preferire carni di maiale e pollo al posto di quelle di vitello” conclude.

 

 

“L’anidride carbonica rilasciata dall’uso di combustibili fossili e dalla deforestazione rappresenta la porzione più ampia dei gas serra che hanno effetto sul cambiamento climatico – gli fa eco il dottor Caro – tuttavia, metano e protossido di azoto, le sostanze prodotte dal bestiame, rappresentano circa il 28% del contributo al riscaldamento globale”.

[foto da liquida.it]

Apple, la mela è sempre più verde

 

green_apple_logo“Grazie agli investimenti nell’energia pulita le nostre emissioni gas serra sono calate del 31% dal 2011. E questo nonostante un aumento globale dei consumi di energia del 42%.”

 

È quanto si legge nel rapporto intitolato “Il nostro progresso”, in cui Apple comunica i risultati ottenuti in termini di sostenibilità ambientale.

 

Da oltre 20 anni, il gigante di Cupertino è impegnato a ridurre il proprio impatto e quello dei suoi prodotti sull’ambiente. Secondo quanto riportato dallo studio, lo scorso anno la mela ha prodotto 33,8 milioni di tonnellate metriche di gas serra mentre, ad oggi, le rinnovabili alimentano 145 Apple Store negli USA, il 100% di quelli australiani, tutti i data center – tra cui quello nuovissimo di Reno nel Nevada -, e il 94% dei campus Apple.
Non solo, perché come affermato da Lisa Jackson, vicepresidente per le iniziative ambientali, “l’energia più pulita è quella che non si consuma e dal 2008 abbiamo ridotto del 57% il consumo totale di tutti i prodotti Apple.”
Tuttavia, nel rapporto sono evidenziati anche i problemi che ancora devono essere risolti.

Tra questi il consumo di acqua e le emissioni dei produttori associati.

[foto da fastcompany.com]

Riduzione delle emissioni: Brasile campione del mondo

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I mondiali di calcio sono appena cominciati, e staremo a vedere che li vincerà. Ma il Brasile, tra i principali favoriti della competizione, il suo campionato sembra averlo già vinto. Almeno in tema ambientale.

Secondo le indagini svolte da un gruppo di 17 scienziati ed economisti negli Stati Uniti e in Sud America, pare infatti sia il Paese che più di ogni altro ha ridotto le emissioni inquinanti.

Negli ultimi 10 anni, agricoltori e allevatori brasiliano hanno salvaguardato oltre 86.000 chilometri quadrati di foresta tropicale eliminando la deforestazione. Tanto per dare un’idea parliamo di una superficie equivalente a oltre 14 milioni di campi da calcio.

A quanto affermano i ricercatori, aver mantenuto in salute una simile area verde significa aver ridotto del 70% la deforestazione evitando l’immissione in atmosfera di 3,2 milioni di CO2.

“Il Brasile è conosciuto come uno dei paesi favoriti per vincere i mondiali di calcio, ma è anche in testa nella mitigazione dei cambiamenti climatici”, ha affermato Daniel Nepstad, autore senior dello studio e direttore dell’Istituto per l’Innovazione della Terra, e uno degli autori del recente rapporto dell’IPCC sui cambiamenti climatici sottolineando come l’attenzione verso la deforestazione e la razionalizzazione delle coltivazioni e degli allevamenti abbiano portato il paese al successo climatico.

[foto da ecoo.it]

Emissioni, strada in salita per Fiat

cq5dam.web.650.600La Fiat abbandona la leadership europea per quanto riguarda il taglio delle emissioni di CO2 dei veicoli cedendo il passo a Renault e vedendo allontanarsi il traguardo fissato dalla Ue di 87,8 grammi di CO2 per km entro il 2021.

 

Ad affermarlo è un nuovo rapporto di T&E (Transport& Environment), secondo cui Volvo, Toyota, Peugeot-Citroen, Renault, Ford e Daimler rispettano già i parametri, mentre Volkswagen e Nissan saranno in grado di centrare il traguardo nel 2021.
Male Fiat e Bmw, che non rispetteranno i tempi previsti dall’Ue, con un ritardo rispettivamente di un anno e di tre anni.
Un ritardo che riguarda anche alcuni marchi asiatici come Suzuki, Hyundai, Mazda e Honda, che hanno però appena annunciato una collaborazione per migliorare del 30% l’efficienza dei loro motori entro il 2020.

 

I risultati della ricerca contraddicono dunque le dichiarazioni dell’industria tedesca, che da tempo insiste affinché l’Europa conceda più tempo al settore per adeguarsi al target.

 

“Il rapportoafferma Greg Archer manager di T&E clean vehiclesmostra che la maggior parte delle case automobilistiche europee sono ben posizionate per raggiungere i loro obiettivi di CO2, indipendentemente dalle dimensioni e dal tipo di veicolo che vendono. Le proteste dell’industria che affermavano il contrario sono state allarmiste, ma alcune case stanno cominciando a perdere terreno e devono alzare il tiro per centrare gli obiettivi”.

 

[foto da quattroruote.it]

CO2, meno 60% con il biocarburante da rifiuti

biocarburantiUn’opportunità che è impossibile rifiutare. Sembra essere la battuta giusta per presentare lo studio “Wasted: Europe’s Untapped Resource” promosso da alcuni gruppi  industriali e ONG tra cui Novozymes, WWF, e Virgin Airway.

Ebbene secondo la ricerca il biocarburante da rifiuti potrebbe, in soli 16 anni, sostituire il 16% di tutto il combustibile utilizzato sulle strade europee.

Il che comporterebbe un notevole taglio sulla spesa per le importazioni di petrolio e uno stimolo l’economia rurale per un totale di 15 miliardi di euro.

Il documento sostiene che esiste un notevole potenziale energetico ancora del tutto non sfruttato nei rifiuti prodotti nell’Unione Europea. Per i ricercatori, i cittadini europei buttano ogni anno qualcosa come 900 milioni di tonnellate di carta da macero, cibo, legna e materiale vegetale, circa un quarto dei quali – ovvero quasi 220 milioni di tonnellate – può essere dirottato al recupero energetico.

Una montagna di rifiuti che sarebbe in grado di fornire abbastanza materia prima per produrre tanto biocombustibile da rimpiazzare 37 milioni di tonnellate di importazioni di greggio l’anno.

In sostanza, è possibile creare un settore produttivo vero e proprio che potrebbe produrre fino a 300.000 posti di lavoro, contribuendo a tagliare le emissioni di gas serra fino al 60%.

“Anche quando si tiene conto delle possibili emissioni indirette, i combustibili alternativi da rifiuti e residui offrono risparmi reali e sostanziali in termini di carbonio”, ha spiegato Chris Malins, che ha condotto le analisi per il Council on Clean Transportation. “La risorsa è disponibile, e la tecnologia esiste – la sfida per l’Europa è ora quella di mettere  in atto un quadro politico che permetta investimenti rapidi”.

[foto da greenme.it]

Italia, emissioni in continuo calo

201248707-d5033398-f835-44c7-9cb2-e92ae1d667faMeno 6% rispetto all’anno precedente e obiettivi europei sempre più vicini. È la fotografia della lotta alle emissioni di CO2 condotta in Italia scattata dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile nel suo nuovo rapporto , ‘Dossier clima 2014’.

 

A quanto si legge nella ricerca, abbiamo decisamente imboccato la strada giusta per quanto riguarda la riduzione di emissioni nocive. Due le cause principali di questa tendenza: la crisi economica (che ha abbassato i consumi) e la riduzione dei combustibili fossili.

 

Così, dopo aver superato due anni fa l’obiettivo di Kyoto (ossia meno 7,8% rispetto al 1990), il Belpaese ha ridotto le emissioni di un ulteriore 6% nel 2013. Un dato che affonda le proprie radici nella notevole riduzione delle fonti fossili: meno 5% di petrolio (3,4 milioni di tonnellate), meno 6% di gas (4,8 miliardi di metri cubi), meno 14% di carbone (3,7 milioni di tonnellate).

In verità, c’è anche un’altra ragione ben precisa citata dal rapporto, ed è quella economica. La riduzione del Pil, infatti, spiega circa un terzo della contrazione delle emissioni registrata nel 2013. Secondo quanto asserisce l’ex ministro Edo Ronchi, il momento della svolta è stato nel 2005, quando “le emissioni di gas serra cominciarono a calare tre anni prima della crisi economica. Da allora, sono scese di oltre 140 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (meno 25%)”.

Insomma, la strada sembra essere proprio quella giusta. Ora, l’importante è continuare nella stessa direzione.

 

[Foto da repubblica.it]

CO2, emissioni calano in tutto il mondo

industri royk fra piperUna volta tanto una buona notizia. A darla è l’Agenzia di valutazione Ambientale olandese, in un rapporto redatto insieme al Centro comune di ricerca della Commissione europea.

Stando alla relazione, infatti, lo scorso anno ha fatto registrare emissioni per 34,5 miliardi di tonnellate di CO2, che rappresenta l’1,1% in più rispetto al 2011. Una cifra che, detta così, fa una certa impressione ma bisogna considerare il fatto che, nello stesso periodo, l’economia mondiale è cresciuta del 3,5% e il tasso d’incremento medio dell’anidride carbonica ha fatto marcia indietro rispetto a quello dell’anno precedente di 1,8 punti percentuali.

Secondo gli autori dello studio, il dato è interessante perché per la prima volta rompe il legame tra crescita economica e aumento di emissioni. Non solo, perché sottolinea altresì l’importanza dell’aumento delle rinnovabili, che rappresentano oggi il 2,4% del mix energetico globale. Anzi, il rapporto azzarda l’ipotesi che questa tendenza possa divenire permanente almeno fino a quando Cina, Stati Uniti ed Europa continueranno a tagliare il consumo totale di energia e ad aumentare la quantità di rinnovabili impiegate.

Tre realtà che restano comunque responsabili del 55% delle emissioni totali di CO2 a livello mondiale: la Cina (29% del totale) è cresciuta del 3%, gli Usa (16% del totale) hanno registrato un decremento del 4% e l’Unione europea (11%) del 1,6%.

[foto da bellona.org]

Rinnovabili e nucleare, USA sempre più verdi

2012-10-03T004205Z-2-CBRE8911C3D00-RTROPTP-2-US-USA-CHINA-INVESTMENT-JPG_172015Un calo delle emissioni del 12% in 6 anni, grazie al progressivo passaggio dal carbone al gas naturale e all’abbandono delle fonti fossili a tutto vantaggio di rinnovabili e nucleare.

Sono dati provenienti dagli Stati Uniti, dove solo nel 2012 le emissioni sono state abbattute di quasi il 4% raggiungendo il livello più basso degli ultimi 20 anni. A dichiararlo è l’Energy Information Administration, in un rapporto martedì scorso in cui viene anche confermato il calo del 2,4 % del consumo di energia, dovuto principalmente agli interventi volti a favorire l’efficienza energetica.

“Circostanze specifiche, come il caldo eccessivo registrato nel primo trimestre del 2012 e il forte aumento della generazione di energia da gas naturale hanno contribuito al significativo calo delle emissioni nel 2012″ recita il rapporto, che aggiunge “Altri fattori, quali il miglioramento dell’efficienza energetica dei veicoli e il maggiore uso di energia prodotta da fonte rinnovabile, tuttavia, potrebbero svolgere un ruolo costante negli anni successivi.”

Lo studio sembra quindi confermare ulteriormente quanto affermato dai sostenitori dello shale gas, secondo i quali la transizione dal carbone al gas scisto è uno dei mezzi più efficaci per tagliare sensibilmente le emissioni di gas ad effetto serra nel medio periodo.

[foto da finance.yahoo.com]

Mobilità elettrica, mobilità del futuro

auto_ecologiche_consegne_greenOltre due milioni di auto elettriche vendute. È ciò che accadrà nel 2020 secondo gli analisti di Abi Research, che individuano nel Far East il principale polo del mercato (oggi fermo a circa 150mila vetture vendute ogni anno in tutto il mondo).

 

 

“Fin qui il mercato è stato deludente per la mancanza di scelta, i listini alti, l’ansia degli utenti sulla velocità dei veicoli, i tempi di ricarica e la penuria di infrastrutture pubbliche per ricaricare le batterie”, spiega il vicepresidente di Abi Research, Dominique Bonte. “Adesso però, con le case automobilistiche che hanno abbassato i prezzi e migliorato l’offerta e le performance, le auto totalmente elettriche sono in procinto di uscire dalla nicchia di acquirenti attenti alle tematiche ambientali e socialmente responsabili.

 

C’è da dire, in effetti, che molte tra le principali case automobilistiche mondiali, Bmw, Daimler e Volkswagen su tutte,si stanno impegnando non poco investendo sull’elettrico notevoli risorse. Secondo Abi Research, un impulso fondamentale proverrà dall’adozione di nuove tecnologie come i materiali in fibra di carbonio, la connettività e i sistemi di sicurezza come l’individuazione dei pedoni e la guida automatica.

 

Ma, soprattutto, sarà fondamentale l’azione dei governi, che sono chiamati a promuovere la e-mobility con politiche di incentivazione fiscali, creando nuove infrastrutture di ricarica e agevolando i possessori di auto elettriche con misure come parcheggi gratuiti e ingresso libero in zone a traffico limitato.

 

 

[foto da circuitiverdi.it]